credit immagine: Bob Thomas.
Di Marco Van Basten ne abbiam parlato tanto. Tantissimo. Eppure eccoci qua. Perché ci sono Momenti che saranno impressi nella memoria dello sport. Attimi che non hanno età e siam sicuri che tra 50 anni qualcuno continuerà a decantarne le gesta.
Una semifinale al cardiopalma
Europei 1988. Germania dell’ovest (un anno dopo cadrà il Muro di Berlino). L’Olanda arriva in finale contro la Russia. Ha appena battuto in modo clamoroso i padroni di casa della Germania. I tedeschi, passati in vantaggio grazie ad un rigore di Lothar Matthäus, vengono rimontati sempre dagli undici metri da Ronald Koeman. A due minuti dalla fine ci pensa Marco Van Basten a mettere il sigillo finale, completare la rimonta e regalare all’Olanda la finale. Niente male per uno partito dalla panchina ad inizio Europeo in favore di John Bosman.
Olanda – Ussr
Si arriva alla finale. Marco Van Basten fa reparto con l’altro milanista Ruud Gullit. Esplosivo, tecnico, un vero demonio. La spalla ideale per Van Basten che in verità, riesce ad unire la visione di gioco di un regista, la classe di un numero dieci, i piedi vellutati di un numero sette, i movimenti di una seconda punta e l’essere spietato sotto porta come i più cinici rapaci d’area di rigore. Al minuto 32 i tulipani vanno in vantaggio. Van Basten fornisce a Gullit un assist di testa e lo stesso Ruud incorna sotto la traversa di Dasaev. Finisce il primo tempo.
Un goal da cineteca
Il secondo tempo inizia sulla falsa riga del primo, ma al minuto 64 ci pensa sempre il Cigno di Utrecht a spezzare gli equilibri di una gara che sta, inconsapevolmente, entrando nella storia dello sport. Arnold Muhren, centrocampista 37enne dell’Ajax, scodella dalla sinistra un pallone nell’area sovietica. La palla sembra sfilare innocua sul secondo palo, ben lontana dalla porta. Marco Van Basten controlla la parabola, si allarga e con il piede sinistro volto a fungere da perno, si coordina in un lampo sfidando le leggi della fisica. Troppo difficile per uno alto circa 190cm. Troppo lontano per centrare la porta. Eppure la palla viene impattata in modo divino, la traiettoria vedrà il pallone finire sotto l’incrocio dei pali opposto. Un goal tanto magnifico quanto importante. Una rete di una bellezza tale da poter esser paragonata ad un quadro di Manet. L’eleganza di un Cigno, la forza di chi riuscirà, nonostante una carriera interrottasi sul più bello, ad entrare nella storia del calcio dalla porta principale. La convinzione di un campione assoluto che a distanza di anni, fa vibrare i cuori di noi amanti dello sport. “Semplicemente”, Marco Van Basten.