credit immagine: Gianluca Carnicella.
8 Ottobre del 2000, la Ferrari è Campione del Mondo. Siamo in Giappone, circuito di Suzuka: una freccia rossa fuoriesce dalla corsia dei box anticipando una macchina d’argento. Uomini in tuta rossa festeggiano e si abbracciano, nel mentre in Italia albeggia ed insolitamente per il giorno e l’orario ci sono tantissime TV accese. I ragazzi si danno ai festeggiamenti, con lo sguardo assonnato, centinaia di migliaia di italiani fanno lo stesso.
Quel mattino stava iniziando una delle storie più belle di sempre, la storia tra Michael Schumacher e la Ferrari.
Il mito Ferrari
Per qualunque bambino italiano la Ferrari è il mito assoluto sin da quando si gioca con i modellini della Burago. E’ ovvio restare sorpresi quando negli anni 90 del secolo scorso, in quella che è la competizione sportiva per eccellenza -il Mondiale di Formula Uno- il cavallino rampante guidato dai simpatici ma poco vincenti Gherard Berger e Jean Alesi veniva sonoramente battuto da Mc Laren, Williams e Benetton guidate dai vari Mansell, Prost, Hill e Schumacher.
L’ultima vittoria festeggiata a Maranello è di Jody Scheckter nel 1979. E per spezzare l’incantesimo, la Ferrari ingaggia proprio il pilota tedesco Michael Schumacher, vincitore di due incredibili mondiali con la Benetton.
Schumacher e la Ferrari
Il 1997 è il primo anno di vera competitività la sfida con Jackques Villeneuve. Pilota canadese, figlio d’arte e con una personalità a metà strada tra un intellettuale e una rockstar. Sarà proprio questa l’annata in cui tutti i ferraristi riprenderanno a sognare. Pole position, giri veloci, cinque gare vinte e mondiale in ballo fino all’ultimo GP. Poi il sorpasso di Jerez della Frontera, quando Schumi, preso dalla frustrazione, tenta di speronare il rivale non guadagnando null’altro che l’estromissione dal mondiale piloti.
Mika Hakkinen, un finlandese tremendo
Anno particolare il 1998, se la Ferrari e Schumacher sono oramai una realtà consolidata, viene fuori un nuovo rivale con una nuova vettura straordinaria. La McLaren Mercedes guidata da Mika Hakkinen. Il finlandese comincia la stagione alla grande. Importante rimonta del ferrarista che, con il trionfo di Monza, porta il distacco al minimo e tanto ottimismo nel popolo rosso. Ma le due sconfitte successive affossano le velleità di Maranello.
Irvine, la Ferrari e una ruota mancante
Il 1999 parte con la Ferrari finalmente in piena forma. Gli anni passati a sviluppare il veicolo hanno finalmente creato una vettura estremamente competitiva. Il duello finno-tedesco si ripete come la stagione precedente, tendendo verso quest’ultimo, ma in un drammatico GP d’Inghilterra, Schumacher va fuori pista rompendosi una gamba. Così, il pilota leader della Ferrari diventa l’irlandese Irvine che a furia di buona prestazioni riesce ad arrivare all’ultima gara in vantaggio. Purtroppo l’ultimo GP è ancora ostico per la rossa, con Hakkinen che vincendolo bissa il titolo mondiale.
8 Ottobre 2000, nasce l’era Ferrari
Dal Giappone al Giappone passa una stagione intera. Una stagione dove la domenica a pranzo tutte le tv sono sintonizzate su Rai 1 e il rombo del V10 Ferrari diventa il sottofondo di qualsiasi casa italiana. Dove le campane di Maranello suonano a festa. Una stagione dove chi scrive come tutti si sveglia all’alba per vedere una gara di Formula Uno o forse più semplicemente “La Gara”.
Quanto è accaduto vent’anni fa è qualcosa di difficilmente replicabile, specie adesso che la tecnologia conta quasi del tutto. Una tattica straordinaria e un Pit Stop alla velocità della luce regalano finalmente la gioia a quanto costruito da Todt, Bryne e Ross Brown. Insieme
seguiranno anni incredibili. Record su record, gioie su gioie, inni nazionali diretti dal gradino più alto del podio, il ritiro, un forte dolore e tanta speranza.
Da Schumacher a Schumacher
Domani nelle libere del GP del Nurburing farà il suo esordio alla guida di una F1 un ragazzo che si chiama Mick. Un bimbo di 18 mesi che tra le braccia di Mamma Corinne, quel giorno di vent’anni fa vede papà trionfare nel GP del Giappone. Superfluo dire quale sia il cognome di questo talento. La nostra mente che ci riporta a quei giorni, quando Ferrari e Schumacher coronavano quel sogno Mondiale lungo 21 anni.