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La Fiorentina in serie B… beh, non se la augura nessuno. Di certo non i tifosi viola (quelli di Empoli e Genoa forse sarebbero più contenti), ormai non più abituati a lottare per qualcosa che, visto il blasone, dovrebbe toccare di diritto alla squadra che ha la fortuna di avere la propria base in una delle città più belle del mondo. Ma si sa, nel calcio non esiste una logica. E così passare dalle stelle alle stalle è un attimo.
Una squadra da leggenda
Sarebbe un infame scherzo del destino se la retrocessione dovesse arrivare proprio quest’anno. A 50 anni dalla storica vittoria dello scudetto ‘68/’69. Quello di capitan Picchio De Sisti e di uno straordinario allenatore argentino, quel Bruno Pesaola che dopo aver raggiunto un secondo posto e vinto una Coppa Italia col Napoli, saliva a Firenze per rendere di nuovo grande la Viola. Quella squadra, beffata dal Cagliari al termine del girone d’andata che non vide così la Fiorentina campione d’inverno, riuscì, con un girone di ritorno pazzesco, a prendersi la vetta il 9 marzo del 1969, per non lasciarla più, segnando una sola sconfitta in tutto il campionato e vincendo lo scudetto addirittura a casa della tanto odiata Juventus (la cui rivalità, in realtà, risale ad anni più recenti), riuscendo nell’incredibile impresa di non perdere neanche una partita in trasferta.
Annata maledetta
Cinquant’anni dopo, invece, la Viola non trova il successo dal 17 febbraio, sul campo della Spal, e in stagione in serie A non è riuscita a vincere nemmeno 10 partite, ferma a 8, con ben 13 sconfitte messe a referto, le ultime 5 consecutive. E mentre la gloriosa Viola di Pesaola e Picchi si prendevo lo scudo tricolore a Torino, quest’anno i tifosi della Fiorentina hanno dovuto persino assistere alla festa bianconera coronata col successo per 2-1 contro i propri beniamini. Insomma, un’annata da dimenticare.
Sull’orlo del baratro
Eppure non è ancora finita. Sì, perché lo spettro della serie B, che a Firenze non vedono ormai da 15 anni, è proprio dietro l’angolo. È vero che la Fiorentina è, delle squadre in lotta per mantenere la categoria, quella con più possibilità di successo. Ai Viola un punto, ma la stagione si prospettava certamente diversa. Con giocatori di indubbio talento, questo gruppo avrebbe dovuto lottare quantomeno per l’Europa League. Un’Europa in cui la Fiorentina ha fatto la storia. Prima squadra italiana a vincere un titolo continentale. Con la conquista della Coppa delle Fiere (poi Coppa Uefa) nel ‘60/’61 e finalista di tutte le maggiori competizioni continentali, Coppa Uefa, Coppa delle Coppe e Coppa dei Campioni. Prima squadra italiana a raggiungerla, come solo altre 13 squadre hanno saputo fare, tra cui il Real Madrid. Proprio gli invincibili Blancos di Puskas, Di Stefano e Gento riuscirono a spezzare il sogno di vittoria dei Viola. In una finale, quella del Santiago Bernabeu del 1957, vinta dal Real per 2-0, con reti proprio di Di Stefano e Gento, di fronte a 124 mila (si, 124, non è un errore) tifosi entusiasti. Quella squadra era la più forte del mondo, e fu battuta solo al suo tramonto da una Grande Inter troppo affamata per farsi spaventare dai vecchi leoni Blancos. Resta il fatto che la Fiorentina era, in quel periodo, parte integrante dell’aristocrazia europea del pallone.
Speranze
E se quella squadra, che solo un anno prima si era laureata campione d’Italia interrompendo il dominio che Inter, Milan e Juve avevano imposto da ormai un po’ d’anni, seppe scrivere la storia, i tifosi Viola si augurano che da questo baratro la Fiorentina possa risorgere. E come aspettarsi il contrario nella patria del Rinascimento? Sono proprio delle ultime ore le notizie che danno il magnate Rocco Commisso vicino all’acquisto delle quote di maggioranza della società detenuta, ormai da 17 anni, dai fratelli Della Valle, che seppero ridare dignità a una squadra che, fallita, era sprofondata in C2 perdendo persino il proprio nome. Che sia il tycoon americano di origini calabresi il Leonardo che saprà ridare splendore al club e ricreerà un nuovo Rinascimento Fiorentino? Solo il tempo ce lo dirà. Intanto, però, non dite ai tifosi che Commisso è juventino…