credit immagine: Wikipedia.
Bruno Arcari nasce ad Atina (Provincia di Frosinone, baluardo sannita in epoca pre-romana) giorno 1 Gennaio del 1942. Ambiente difficile dove nascere, tormentato in quegli anni dal fronte della linea Gustav, tanto che un paio di anni più tardi, agli inizi del ‘44, Arcari e famiglia sono costretti a sfollare verso Sora, insieme a tanti altri concittadini.
Una boxe scorretta
Tuttavia il trasferimento che più cambierà la sua vita sarà senza alcun dubbio quello in terra ligure, in quel di Genova. Qui Bruno Arcari impara la nobile arte del pugilato nella palestra di Mameli Pejo, un discreto pugile dilettante degli anni ‘50. Va veloce Bruno, tanto da conquistare la convocazione per i giochi Olimpici di Tokyo 1964 ed esserne addirittura il favorito per la vittoria finale. Gli avversari lo soffrono e sanno che per sconfiggere il pugile ciociaro l’unica arma possibile è la scorrettezza. Spesso durante gli incontri viene ferito all’arcata sopraccigliare con testate e scorrettezze di ogni genere, volte a rendergli difficile il proseguimento del match. Proprio alle Olimpiadi, a causa di una ferita al sopracciglio (parte delicata del suo corpo, pare si aprisse facilmente) è costretto al ritiro per ferita durante l’incontro di apertura contro Alex Oundo. Il keniano gli rifila una testata e Bruno deve abbandonare un incontro in completo controllo.
Il guerriero sannita
A Novembre dello stesso anno esordisce come professionista e dopo 10 vittorie consecutive sarà costretto a cedere, a seguito della consueta scorrettezza, a Massimo Consolati il titolo dei welter junior in palio.
Sarà l’ultima resa di Arcari da professionista. Da quel match infatti, si susseguiranno 57 vittorie consecutive, la consapevolezza di riuscire a gestire le scorrette altrui e si riprenderà a soli 4 mesi dalla precedente sconfitta il titolo italiano welter junior proprio contro lo stesso Consolati.
La fama in patria gli varrà il palcoscenico internazionale, indimenticabile la foto con Ali. Da sfavorito affronta il talento austriaco Johann Orsolics in quel di Vienna, costringendo l’arbitro a fermare l’incontro per KO tecnico al 12° round. Le successive rivincite saranno sempre a senso unico. Arcari divenne il numero uno d’Europa già nel 1968.
Sul tetto del mondo
Il 31 Gennaio 1970 affronta per il titolo mondiale di categoria il fortissimo filippino Pedro Adigue; anche in questa occasione partito senza i favori del pronostico, e dopo un match incredibile, il pugile atinate sconfigge il rivale ai punti e diviene Campione del Mondo WBC.
Manterrà il titolo fino al 1974 quando dovrà lasciarlo vacante per passaggio a categoria di peso superiore. Si ritirerà in Liguria, a vita privata, dopo una carriera pugilistica meravigliosa.
Nel Maggio 2015 gli sarà dedicata una targa sulla strada nella walk of fame a Roma. Di Bruno Arcari, eroe silenzioso, pochi hanno memoria ma, probabilmente, è proprio lui il più grande pugile italiano di tutti i tempi.