credit immagine: Ciclismo Italia.
Alfonsina Strada – Una bici e la voglia di correre.
Alfonsina Morini, figlia di contadini emiliani, scoprì la passione per la bicicletta per caso. Un giorno suo padre tornò con una vecchia bici mal ridotta, ma ancora funzionante. Da quel momento la passione per il ciclismo divenne viscerale, un amore incontrastabile.
Un diavolo in gonnella
La famiglia, preoccupata dalle possibili chiacchiere del paese, negò alla figlia di poter coltivare questo sport come un qualsiasi ragazzo dell’epoca (siamo intorno ai primi del novecento); ma, in barba ai divieti, Alfonsina non solo continuò a correre, ma partecipò anche a numerose gare locali, suscitando un piacevole stupore tra la gente che le dette il soprannome di “diavolo in gonnella”.
La Regina della pedivella
Il suo temperamento e la sua audacia, la spinsero sempre più verso nuove sfide. Corse davanti allo Zar (che la premiò personalmente) il Grand Prix di Pietroburgo, stabilì il record femminile dell’ora e dopo il matrimonio con Luigi Strada (da quel momento diventerà per tutti Alfonsina Strada), chiese ed ottenne l’autorizzazione a poter partecipare al Giro di Lombardia.
Fu così, che per ben due anni, partecipò al Giro di Lombardia contro mostri sacri del calibro di Girardengo e Belloni.
Il primo anno si piazzò in ultima posizione, ma il solo fatto di finire la corsa fu una vittoria (basti pensare che una ventina di corridori si ritirarono); la seconda partecipazione la vide sprintare e superare Carlo Colombo per la penultima posizione. I complimenti dei suoi ormai colleghi furono molteplici; gli elogi si sprecarono ed il suo soprannome mutò nuovamente, diventando così la “regina della pedivella”. In quel periodo, per una ragazza, compiere simili imprese sdoganando il mito della donna “mondina”, sarebbe stato già motivo d’orgoglio e culmine di una valorosa carriera. Ma non per l’emiliana.
Giro d’Italia – Una donna tra gli uomini
Alfonsina Strada oltre che testarda era di una furbizia sproporzionata. In pieno dopoguerra, cavalcando l’onda della notorietà, chiese al direttore – giornalista della Gazzetta di partecipare al Giro d’Italia del 1924.
Molte squadre quell’anno non vi parteciparono e con loro anche molti campioni (con Girardengo in testa) non presero il via alla corsa rosa.
Fu così che dopo mille polemiche, strategie e camuffamenti ( all’elenco dei partecipanti figuro’ solo a tre giorni dall’inizio della corsa con il nome di Alfonsina Strada) prese parte alla corsa più importante: il Giro d’Italia.
La prima ed unica donna a partecipare al Giro insieme agli uomini.
La notizia fece il giro del mondo, suscitando polemiche, ilarità ma anche e soprattutto curiosità. Diventò la protagonista del giro, lanciando foto ed autografi ai tifosi. Il percorso del giro di quell’anno prevedeva strade sterrate e salite spaventose. Alfonsina riuscì sempre a tagliare il traguardo anche prima di tanti altri corridori fino alla tremenda tappa L’Aquila-Perugia, dove a causa di due cadute e una foratura, arriverà fuori tempo massimo.
Si ritireranno in molti durante quella tappa da incubo, alcuni giudici vorrebbero farle continuare la gara, ma altri no. Il direttore della Gazzetta Colombo, affascinato dalla tenacia e dal carisma della giovane ciclista, trovò il modo di farle continuare la gara anche se fuori classifica, pagandole tra l’altro tutte le spese. Arrivò fino a Milano; su novanta partecipanti ne restarono trenta, tra cui proprio Alfonsina Strada.
Bellezza in bicicletta
Fu un trionfo, la ragazza che mentiva al padre per andare a gareggiare dimostrò al mondo che una donna avrebbe potuto gareggiare e in alcuni casi superare, anche i colleghi uomini se solo avesse voluto.
Non parteciperà più a gare importanti, ma ne vincerà tantissime contro il sesso opposto (oltre la trentina).
Ritiratasi, comprerà una motocicletta, la stessa Guzzi 500 che la vide riversarsi sul manubrio esanime il 13 settembre del 1959.
Un’eroina, una ragazza che lottò con i giganti e tra i giganti del suo sport. Il trio Lescano le dedicò la famosissima “bellezza in bicicletta”; una donna di una tenacia inaudita che seppe conquistare la stima dei più grandi: Girardengo, Fausto Coppi e Bartali. Un diavolo in gonnella che scrisse una pagina importante nella storia del ciclismo.